A lecture about atmospheres, their aesthetics and statics.
L’interesse teorico e professionale per le atmosfere come ambito e materiale architettonici vanta una lunga tradizione di sperimentazioni che hanno costantemente messo in discussione e ridefinito lo statuto delle atmosfere stesse e le loro proprietà.
Affrancati dai precetti del Moderno tanto nelle sue accezioni lirico-poetiche come in quelle funzionaliste (1), possiamo riconsiderare questo “filone atmosferico” e le sue ricadute sullo spazio architettonico da una prospettiva disincantata.
I progetti di serre ottocentesche di Loudon, il brevetto di Frederick William Lanchester (1918) per il sostentamento di ospedali da campo esclusivamente mediante aria, i successi e fallimenti degli Zeppelin, ecc aprono la strada a una serie di proposte post-belliche in bilico tra pragmatismo e utopia (da Cloud n6 di Buckminster Fuller e Shiji Sadao fino a City in Antartica di Ove Arup, Frei Otto e Kenzo Tange), fino a indagare recentemente condizioni di contorno più sfumate o interazioni più complesse che rendono possibili nuove forme di socialità o ridiscutono la relazione e i limiti tra ambito privato e pubblico (Instant City di José Miguel de Prada Poole, Blur Project di Diller e Scofidio, Suitaloon de Michael Webb, Hormonalweb-i.weather.org di Gilles Décosterd e Philippe Rahm).
L’atmosfera è per sua natura estensiva e pervasiva.
Non è un’aura, una nebbiolina che promana dal fondo (cioè dall’oggetto della percezione) e che, pur colmando la “distanza” tra soggetto e oggetto, ne mantiene invariata la relazione.
É proprio la saturazione del campo tra soggetto e oggetto che invalida (o comunque debilita fortemente) questo tipo di relazione dialettica in favore di una fluidità/ambiguità maggiore tra le parti. Potremmo stabilire che non esistono soggetto e oggetto ma solo una situazione all’interno della quale gli elementi partecipano in ugual misura (2).
In questo contesto, l’introduzione del concetto di atmosfera annulla la distanza, permette e stimola continui rovesciamenti percettivi che perturbano l’intorno (l’atmosfera stessa) e ne sono a loro volta influenzati.
L’atmosfera non è un ambiente neutro.
Non è solo un mediatore tra parti di un sistema instabile, ma è un elemento che può essere attivato/manipolato all’interno dei sistemi ambientali (come ad esempio nei processi di dissipazione, captazione e consumo di energia) per indurre in modo deliberato cambiamenti nella relazione tra gli elementi.
Il risultato è una tecnologia ambientale appena visibile, sistemi tecnici che inducono effetti spaziali, ambientali e visuali, e che spostano l’interesse dall‘oggetto a ciò che si ottiene: cioè all’effetto… Sarebbe quindi possibile lavorare con le intensità degli stimoli, con gli stati alterati e differenti livelli di percezioni. Tutto a scale diverse, da quella microscopica a quella del paesaggio (3).
(1) …nos permiten ensayar un proyecto de futuro en el que sea posible recuperar el espacio como campo de trabajo para la arquitectura contemporánea, desprendido ya de toda connotación conservadora y superando de una vez por todas la homogeneización e isotropía espaciales del movimiento moderno.
Cristina Díaz Moreno, Efrén García Grinda: Formas de aire 1.0. pag.7- Obradoiro n.32 – Dec2006
(2) Olafur Eliasson: Tu Utopía. pag 101- in Breathable – 2009
(3) Cristina Díaz Moreno, Efrén García Grinda: Atmosfera: Material del jardinero digital. pag 25 – in Breathable – 2009
Here you can find the slideshow
Presented by Enrico Forestieri, at Politecnico di Milano, Master Thesis Design Studio (Prof. Biamonti, Galli, Poli, Telli), 2 MsC Interior Design, 20121106. A new, expanded version was presented at NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, Interior Architecture Design Studio (Prof Librizzi-Cassani)